In Parafarmacia Brutia sono presenti diverse linee di prodotti fitoterapici delle principali marche, contenenti i principi attivi delle erbe, estratti e titolati con le tecniche più moderne per ottenere il meglio dalla natura.
Sempre più persone ricorrono, oggi, alla fitoterapia per salvaguardare il proprio benessere e prevenire eventuali disturbi. Le nostre farmaciste esperte e qualificate in fitoterapia sapranno consigliarti il trattamento terapeutico più adatto, scegliendo il rimedio/prodotto in base allo stato clinico ed alla patologia manifestata e non solo con professionalità vi forniranno delucidazioni sulle doti terapeutiche delle pianti presenti nello specifico prodotto prescritto dal medico e/o consigliato dalle stesse. Infatti, occorre precisare che "naturale" non è sinonimo di "innocuo": non tutte le erbe possono essere assunte in gravidanza o allattamento, oppure in particolari pazienti/clienti. Per questo motivo assume importanza fondamentale il consiglio del medico e/o del farmacista.

Cos'è la fitoterapia
La fitoterapia è una pratica terapeutica che utilizza le piante medicinali (fitomedicine) e derivati come rimedi per la cura delle malattie, in quanto capaci di svolgere nell'organismo umano diverse azioni benefiche.
Da ciò deriva che la fitoterapia è da intendersi come una delle branche della medicina tradizionale e tale può essere considerata da un punto di vista medico, ed utilizzata come un'efficace strumento di terapia da impiegare in un'ottica estremamente professionale, collocandosi perfettamente all'interno della più ortodossa farmacologia.
La stessa Organizzazione Mondiale della Sanità (O.M.S.) si è pronunciata sull'utilizzo terapeutico delle piante medicinali in quanto parte integrante dell'arsenale terapeutico medico, sollecitandone lo studio chimico, farmacologico e clinico per "confermare, spiegare e precisare le molte proprietà medicamentose delle piante acquisite prevalentemente in modo empirico, allo scopo di consolidare e sviluppare un'importante realtà terapeutica dal profondo significato scientifico, sociale ed economico".
Il termine "fitoterapia" fu introdotto in campo scientifico dal medico francese Henri Lecler (1870-1955). Da allora la disciplina scientifica dell'impiego delle piante medicinali si è andata negli anni maggiormente affermando, anche grazie al bagaglio delle conoscenze da un uso millenario delle droghe vegetali, assumendo perciò un ruolo di supporto da affiancare alla farmacologia classica. Utili, ad esempio, in affiancamento ai farmaci in molte patologie croniche a lungo decorso (problemi circolatori, processi infiammatori e reumatici, ecc). Ma, anche, nelle patologie minori, le quali rientrano nell'area dell'automedicazione o comunque del consiglio dell'operatore professionale qualificato, in cui il fitoterapico può sostituire il farmaco, specie quando questo presenta effetti collaterali e controindicazioni marcati.
Le moderne conoscenze scientifiche ed i notevoli progressi nella ricerca hanno determinato l'isolamento delle sostanze naturali della pianta stessa, determinando l'affermarsi della fitochimica specifico per le sostanze vegetali, e della farmacologia, che con lo sviluppo della farmacologia sperimentale ha permesso l'identificazione del principio attivo; il quale isolato e sintetizzato in laboratorio ha permesso la realizzazione della base del farmaco. Un esempio classico è l'acido acetilsalicilico, che è forse il più noto principio attivo, che deriva dal salice.
Ciò ha determinato una tendenza a svalutare il fitocomplesso (l'insieme dei costituenti della pianta: principi attivi e altri componenti; apparentemente non responsabili dell'attività farmacologica ma che comunque concorrono all'effetto globale), nella sua interezza, applicando alle piante medicinali la stessa logica del farmaco, ovvero limitando il lavoro solo all'isolamento di alcune sostanze attive al fine di ottenere i principi attivi puri.
In realtà la fitoterapia non si serve dei principi attivi puri ma dei fitocomplessi che rappresenta l'unità farmacologica integrale della pianta medicinale. Infatti i suoi costituenti, considerati isolatamente, mostrano qualità biologiche modificate; ridotte o aumentate ma comunque diverse da quelle che possiedono nell'ambito della pianta nella sua interezza. Da quanto detto sin'ora, s'evince senza alcuna esitazione che il fitocomplesso deve essere utilizzato nel suo complesso per i minor effetti collaterali, minore tossicità e maggiore assorbimento da parte dell'organismo talora rispetto alla stessa attività farmacologica.
In conclusione, dunque, occorre ribadire che la fitoterapia non deve essere vista in contrapposizione alla chimica di sintesi, ma in reciproca e razionale integrazione. Ciò sia per quanto riguarda le sue applicazioni (in clinica per la necessità di farmaci ad azione rapida ed intensa) per consentire la somministrazione di preparati ad azione forte; sia in medicina di base, nella quale si preferiscono i fitoterapici leggeri, di aiuto negli stati acuti e nei trattamenti prolungati. Non di minore rilevanza è il suo utilizzo in casi di profilassi, prevenzione e mantenimento, nei quali sono indicati i fitoterapici specifici (ad esempio: biancospino nei disturbi del sonno e per controllare le palpitazioni, uva ursina nei trattamenti delle infezioni urinarie, cardo mariano nei disturbi digestivi di origine epatica, ecc).