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La liberalizzazione dei farmaci SOP e OTC fu consentita nell'ambito del pacchetto sulle liberalizzazioni varato dal Ministro
Bersani. Il decreto Bersani (Decreto legge 223/2006, definitivamente convertito con la Legge n. 248 del 4 agosto 2006), noto
anche come "decreto sulle liberalizzazioni".
Le misure contenute nel decreto si proponevano di rendere più dinamico il mercato, tutelare i consumatori (abbattendo i
privilegi di alcune categorie sociali e aumentando la concorrenza in quei settori) ed in secondo luogo, agevolare la lotta
all'evasione fiscale (attraverso alcune procedure obbligatorie nei pagamenti). Un altro pacchetto di liberalizzazioni fu
promosso, sempre dal ministro dello Sviluppo economico Pier Luigi Bersani mediante il decreto legge n. 7 del 31 gennaio 2007
(convertito in Legge n. 40 del 2 aprile 2007) con l'intento di tutelare i consumatori, promuovere la concorrenza, snellire le
pratiche burocratiche.
Tra i provvedimenti si annoverano: l'abolizione dei costi di ricarica per la telefonia mobile, la libera installazione di
impianti per la distribuzione di carburanti, la liberalizzazione delle edicole.
La normativa citata elimina l'esclusività della vendita alle farmacie dei farmaci SOP e OTC. Da ciò, com'è ovvio, la possibilità
di poter diminuire i prezzi dei farmaci SOP e OTC, a totale vantaggio delle tasche dei consumatori, consentendo maggiori
opportunità di lavoro per tanti farmacisti precari o senza lavoro. E' in risposta al decreto che in Italia si sono diffuse
a macchia d'olio le parafarmacie, in barba alle lobbies e agli anacronistici privilegi feudali ancora presenti nel nostro paese.
Non si dimentichi che, ancora oggi in Italia, l'apertura delle farmacie è subordinata al criterio del numero di abitanti e
della popolazione da servire. Viene spontaneo chiedersi: tutti i farmacisti che ogni anno si laureano con estremi sacrifici
e notevole decoro professionale, guidato dall'amore per il proprio lavoro, che prospettive hanno? Si rilasciano certificati
di laurea in farmacia e di abilitazione all'esercizio della professione e si nega, nei fatti e nella realtà concreta, il
diritto stesso ad esercitare la professione per cui si è studiato. Il citato decreto offre la prima possibilità concreta
ai farmacisti di svolgere la propria professione divenendo titolari di parafarmacie. Da quanto detto deriva il nostro
slogan "Libera professionalità al tuo servizio".
Dopo il primo scossone al monopolio della distribuzione dei farmaci con la nascita delle parafarmacie, avvenuta con il decreto
Bersani varato nel 2006, si da cosi il via libera alla vendita dei farmaci SOP e OTC, in qualunque punto vendita in cui sia
presente un farmacista laureato; un ennesimo secondo scossone, determinante, stava per propinarsi all'orizzonte con il
governo Monti attraverso il decreto Salva Italia del 2011, il quale voleva dare seguito al decreto Bersani permettendo
la vendita nelle parafarmacie (che ad oggi sono circa 5mila in Italia) anche dei farmaci di fascia C (farmaci utilizzati
per patologie di lieve entità o considerate minori che, quindi, non sono considerati "essenziali" o "salvavita" e completamente
a carico del cittadino), per cui esiste l'obbligo di ricetta medica. Ma la categoria dei farmacisti titolari, assieme ai
lobbisti seduti in Parlamento hanno ostacolato il decreto ed il testo ha subito vari emendamenti che hanno ammorbidito ed
in parte eliminato alcune norme.
Principalmente il nuovo decreto ha introdotto la riclassificazione, da parte dell'Aifa (Agenzia Italiana del Farmaco) e del
Ministero della Salute, di circa 230 farmaci che in passato erano tra quelli con obbligo di prescrizione (fascia C), e
venduti esclusivamente in farmacia, e li ha resi senza obbligo di ricetta mettendoli quindi automaticamente a disposizione
dei canali alternativi, cioè delle parafarmacie. Inoltre ha approvato l'innalzamento del tetto massimo delle farmacie
tradizionali presenti su tutto il territorio nazionale (introducendo un quorum unico su tutto il territorio nazionale fissato
in una farmacia ogni 3000 abitanti con una riduzione di quello in precedenza stabilito in 5000 per i Comuni fino a 12.500
abitanti e 4000 per i Comuni oltre 12.500 abitanti), consentendo cosi l'apertura di circa 5000 nuove farmacie mediante concorso.
Ad oggi ancora nessuna ha aperto.
L'ultimo scossone in ordine di tempo in febbraio 2015 con il decreto presentato dal Ministro Federica Guidi (Ministro dello Sviluppo
economico).
Il documento conteneva due punti principali, che dovevano cambiare radicalmente il mercato dei farmaci. Per prima cosa, come
tentato dal governo Monti, la vendita di farmaci di fascia C alle parafarmacie; e ancora più rivoluzionario, abbassare il
limite di farmacie per abitante (norma che oggi blocca, di fatto, il numero di farmacie presenti in Italia), dimezzandolo e
passando da un esercizio ogni 3.000 abitanti a uno ogni 1.500, e aprendo così la strada alla nascita di circa 20.000 nuove
farmacie.
Ed anche questa volta, nel Consiglio dei Ministri del 20 febbraio 2015, il Ministro della Salute Beatrice Lorenzin,
in primis, e le pressioni di tutte le corporazioni della casta hanno opposto il loro veto alla vendita di farmaci di fascia C
nelle parafarmacie, ed hanno invece rimosso il vincolo esistente di titolarità di 4 licenze per farmacia ad un unico soggetto
e consentendo inoltre l'ingresso di soci di capitale. La discussione adesso passa alle Camere.
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